giovedì 20 febbraio 2014

L'Aikido è Zen in movimento

Chi ha conosciuto il Maestro Tada Hiroshi o qualche insegnante che è stato suo allievo, avrà già sentito l’affermazione che l’AIKIDO è ZEN in movimento, cosa che io condivido pienamente, e non solo perché oltre all’AIKIDO pratico da molti anni ZEN.
Lo ZEN è una scuola Buddista, ma qui non voglio trattare l’aspetto religioso, bensì solo l’insegnamento del Buddha Storico, di cui lo ZEN si nutre.
L’essenza dello ZEN è la pratica di ZA-ZEN, traducibile in meditazione seduta, pratica che tutti i maestri ZEN trasmettono.
Chi ha provato lo ZA-ZEN mi capirà quando dico che non è facile rimanere seduti per 20-30-40 minuti, la mente ci sommerge o meglio ci travolge di pensieri e questi pensieri diventano un grande disturbo.
L’insegnamento che viene dato dice che non dobbiamo trattenere i pensieri, lavorarci sopra, ruminarli: dobbiamo semplicemente osservarli un attimo e lasciarli andare, tornando costantemente alla postura del corpo e alla respirazione, unico modo per rimanere stabili e non essere perturbati o sopraffatti dal mentale.
Nella pratica dell’AIKIDO siamo quasi sempre in movimento, apparentemente non vi sono punti d’incontro con lo ZA-ZEN, ma occorre dire che l’immobilità della postura di ZA-ZEN è una immobilità apparente; in realtà ci sono continuamente dei micromovimenti necessari a correggere la postura. Questa immobilità è più un fatto interiore: si è immobili davanti ai disturbi procurati dalla nostra mente e dal nostro corpo.
Nell’AIKIDO il mentale o il dolore che provoca lo stare seduti per lungo tempo, può essere paragonato all’attacco del nostro compagno di pratica: il nostro corpo deve muoversi per evitare questo attacco, ma dentro dobbiamo mantenere un’ immobilità assoluta per far si che la nostra mente non imponga al corpo di reagire in modo violento all’aggressione, non dobbiamo permettere alla mente di aggredirci con pensieri, né negativi e né positivi.
Come lo ZEN, l’AIKIDO si pratica in un Dojo sotto la direzione di un maestro o di un insegnate ed essendo una pratica di gruppo è possibile cogliere pienamente l’importanza di un altro concetto base comune all’insegnamento dello ZEN, l’Interdipendenza.
La nostra pratica evolve solamente in interdipendenza con gli altri, da soli non possiamo andare da nessuna parte, solo il rispecchiarsi negli altri può aiutarci a progredire passo dopo passo sulla VIA.
La nostra presenza aiuta e influenza gli altri e a sua volta è aiutata e influenzata dagli altri.
Con il tempo impariamo ad essere tranquilli anche in situazioni difficili, impariamo che la nostra serenità non dipende dalle situazioni ma dalla nostra reazione alle situazioni che incontriamo.
Perché è stato creato l’AIKIDO?
Perché il Maestro Ueshiba ha voluto trasmetterlo a tutto il mondo?
Non penso proprio che il motivo sia quello di creare una nuova casta di guerrieri, di esperti marziali. Raggiunto il suo periodo di maturità, Ueshiba sosteneva che l’AIKDO era un’arte marziale di pace, bellissimo paradosso che ricorda i famosi paradossi dello ZEN.
L’AIKIDO, lo ZEN - ma direi la nostra vita - possono essere realizzati solo “QUI E ORA”, nell’attimo presente: il passato è passato, il futuro non c’è ancora, questo attimo è unico e irripetibile.
Non voglio tediarvi più del dovuto, ma invito vivamente tutti quelli che vogliano andare a fondo nella pratica e non galleggiare comodamente in superficie, a conoscere i principi base dell’insegnamento del Buddha e non lo dico per fare del banale proselitismo, non riguarda l’aspetto religioso: è solamente un buon mezzo per comprendere meglio l’insegnamento di O Sensei.
Noi tutti, che lo vogliamo o no, siamo permeati di cultura Cristiana, qualcosa dell’insegnamento di Gesù Cristo lo conosciamo, saremo sicuramente sorpresi di quante similitudini ci sono tra il Buddha e Gesù e sottolineo insegnamento, perché tutto l’aspetto religioso è un'altra cosa, a volte molto lontano da ciò che è stato insegnato in origine.
Bruno

lunedì 10 febbraio 2014

SHO SHIN – Lo Spirito del Principiante

Tutti noi ricordiamo le prime lezioni di AIKIDO, le difficoltà che abbiamo incontrato quando ci impegnavano a fare del nostro meglio per eseguire i vari movimenti, le varie tecniche che ci venivano di volta in volta insegnate. Passo dopo passo abbiamo imparato a conoscere meglio la materia, ad aver più fiducia in noi stessi e il nostro corpo, con l’allenamento costante, con la ripetizione continua, si è via via armonizzato con la pratica. Abbiamo imparato a cadere senza procuraci danni, ad unirci al nostro compagno di pratica nel momento dell’attacco e a staccarci da lui al momento opportuno.
Ogni ora passata sul tatami è un piccolo passo che ci porta a conoscere e conoscerci sempre più, che ci fa scendere sempre più in profondità in questa meravigliosa pratica.
Dopo anni di sforzi, arriviamo ad un punto in cui pensiamo di essere, e forse lo siamo anche, dei buoni praticanti, conosciamo tutte le tecniche, tutti gli esercizi, abbiamo ripetuto più e più volte i tai sabaki, sappiamo cadere bene, abbiamo scoperto l’energia di una buona e corretta respirazione…….tutto bene! Ma ecco in agguato il nostro ego che ci monta la testa, che non ci permette più di vedere con occhi nuovi ciò che succede……….ormai siamo esperti!.....ormai abbiamo capito!
I maestri mostrano un esercizio, ma noi lo abbiamo già visto, lo abbiamo già praticato migliaia di volte, inseriamo il pilota automatico e facciamo l’esercizio, salvo poi sentirci dire dal maestro di turno che quello che stiamo facendo non è quello che è stato mostrato.
Abbiamo perso per strada SHO SHIN lo spirito del principiante.
L’Ego ha preso il sopravvento e diventa il nostro unico maestro, sappiamo risolvere tutti gli attacchi (simulati) che i nostri compagni di pratica eseguono, ma abbiamo perso la vera battaglia, abbiamo perso contro noi stessi.
O Sensei sintetizza molto bene questo concetto con la frase “La vera vittoria è la vittoria su sé stessi”.
Come fare a non cadere in questo errore?
O meglio , come fare a smettere di ripetere continuamente questo errore?
Tornando allo spirito del principiante, ad uno spirito fresco che permette di vedere ciò che succede momento dopo momento, senza false costruzioni mentali suggerite dal nostro piccolo Ego.
La pratica dell’AIKIDO avviene “QUI E ORA”, 10, 20, 30, 40, 50, 60 anni di esperienza non servono a nulla se perdiamo il momento presente.
Una storia famosa che ha come protagonista Morihei Ueshiba, narra di una dimostrazione di AIKIDO tenuta da O Sensei. Terminata la dimostrazione, qualcuno del pubblico affermava di aver visto sempre la stessa tecnica e O Sensei Ueshiba Morihei ribadiva che non era possibile eseguire la stessa tecnica in quanto ogni momento è irripetibile.
Bruno