mercoledì 8 ottobre 2014

Sono in equilibrio sul naso!





Pubblichiamo parte dell'Introduzione al libro ZEN, scritta dal danzatore e coreografo Maurice Béjart.
La necessità di un corpo-mente, della unione psicofisica raggiunta anche attraverso la pratica dello Zen, è fondametale nella danza e nel teatro, come nella pratica dell'Aikido.
 
Maurice Béjart: “Sono in equilibrio sul naso! Cadrò? Equilibrio... Movimento immobile, immobilità dinamica, funambolo del mio respiro, osservo l'andirivieni del soffio che mi entra dentro e ritorna a uscire da me. Io… chi ?
Questo insieme provvisorio di sensazioni, di emozioni, di digestioni, di circolazioni, questo balletto atomico di particelle instabili, vecchie e nuove, in continuo mutamento. Io… Quel libro letto ieri, quello sguardo incrociato stamattina in metropolitana, quell’emicrania (angoscia o alimentazione sbagliata), quel ricordo di un bambino di cui porto ancora il nome o di un adolescente timido che fu chi? Mio fratello, mio figlio, un mio antenato oppure il riflesso di un ricordo lontano che identifico con un me qualunque.
Sono in equilibrio sulla punta del mio naso! Everest delle nostre illusioni, vertigine di quel divenire eterno che fece dire a Faust-Goethe: "fermati, istante, sei così bello!".
In equilibrio, qui e ora, l’istante, la sola possibilità di intravedere ciò che pomposamente chiamiamo l'eternità.
Invertiamo il movimento di una locomotiva, capovolgiamo le parole (hanno forse un senso?), Il naso diventa Zen1 e io respiro il profumo dell'incenso che Taisen Deshimaru bruciò nella mia camera quando lo vidi per l’ultima volta... Qualche anno fa, qualche secondo fa, nella mia camera a Bruxelles, dove abitavo all'epoca... La gioia per la sua visita e la reciproca consapevolezza che quell'incontro sarebbe stato l'ultimo. Non sapevo cosa fosse ridere prima di conoscere Deshimaru, non sapevo cosa significasse guardare, toccare, camminare, sentire, dormire, accarezzare un gatto, seguire il volo di una piuma nell'aria, respirare o stare in equilibrio sulla punta del naso.
Abbiamo, noi i presunti civilizzati, capovolto i valori; forse c'è ancora tempo per ritrovarsi, con un secco starnuto, dall'altra parte; dopotutto può darsi che l’Everest non sia altro che un pozzo di 8848 metri di profondità, il mio naso nient'altro che la chiave del mio Zen. […]"

1: Béjart gioca sull’assonanza del francese ‘nez’ con zen’

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testo tratto da: M. Bovay, L. Kaltenbach, E. De Smedt "ZEN", edizioni Excelsior 1881, 2010
"Le parole zen, in giapponese, e Ch'an, in cinese, provengono dal sanscrito dhyana, che significa meditazione. Lo zen non è né una religione, pur rifacendosi al buddhismo, né un'ideologia, anche se dai chicchi che il Buddha ha seminato è nata una profonda filosofia, ma semplicemente è l'atto di meditare sulla propria esistenza e di viverla in piena consapevolezza. Nella postura di zazen (la meditazione seduta) e in ogni atto della vita quotidiana. La pratica dello zen è quindi l'essenza che unì il maestro Taisen Deshimaru (1914-1982) all'Occidente. Parole e immagini ci raccontano il suo insegnamento e quello dei grandi patriarchi della tradizione. Poco importa dove il lettore aprirà il libro: ovunque troverà il sapore sottile dello zen. Testi e illustrazioni sono state raccolte dai tre discepoli del maestro Deshimaru nell'arco di cinque anni e ci fanno condividere una vera saggezza: quella che si apprende giorno dopo giorno, passo dopo passo."

Maurice Béjart
"Figlio del filosofo Gaston Berger, segue i corsi di danza parallelamente agli studi liceali e universitari. Decide di consacrarsi completamente alla danza e fa il suo debutto artistico a 14 anni all'Opéra di Parigi, poi accanto a Roland Petit.
Desideroso di dare nuovo vigore alla danza maschile, esige dai suoi interpreti una perfetta padronanza della danza accademica e una grande capacità di adattamento alle correnti neoclassiche. Fedele ad un'idea di spettacolo globale, mescola l'universo musicale, lirico, teatrale e coreografico mettendo in evidenza le qualità individuali dei solisti, esigendo allo stesso tempo il massimo dai movimenti d'insieme.
Le tematiche affrontate dal Béjart sono spesso universali ed egli non esita a mettere in scena i grandi problemi dell'attualità, come l'Aids o l'ecologia.
Ha contribuito enormemente alla nascita della danza contemporanea in Francia e in Belgio, soprattutto grazie alle generazioni di coreografi formatisi alla sua scuola del Mudra."
breve nota biografica tratta da Wikipedia.