martedì 18 novembre 2014

L'esperienza come limite

Citiamo alcuni interessanti passaggi dall'articolo pubblicato nell'Internazionale del 18 novembre 2014 La trappola della scimmia, di Oliver Burkeman (Traduzione di Bruna Tortorella)

«Nel libro Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, il folle ma geniale romanzo filosofico di Robert Pirsig scritto quarant’anni fa, l’autore descrive l’esempio della “vecchia trappola indiana per le scimmie” […].
La trappola “consiste in una noce di cocco svuotata e legata a uno steccato con una catena. La noce di cocco contiene del riso che si può prendere infilando la mano in un buco. L’apertura è grande quanto basta perché entri la mano della scimmia, ma è troppo piccola perché ne esca il suo pugno pieno di riso. La scimmia infila la mano e si ritrova intrappolata”, non da qualcosa di fisico, ma da un’idea: non capisce che un principio che fino a quel momento le è stato utile – “quando vedi il riso, stringi forte” – è diventato fatale. […] “La difficoltà”, come disse John Maynard Keynes, “non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel liberarsi di quelle vecchie”.  Un esempio che rafforza l’affermazione di Keynes è quello che gli psicologi chiamano effetto Einstellung, che spiega come i preconcetti possano impedirci di vedere un modo migliore di fare le cose. […] L’effetto Einstellung si annida in ogni angolo della nostra esistenza, e può avere conseguenze molto gravi. È dimostrato che spesso i medici commettono errori non perché sono incompetenti, ma perché traggono le loro conclusioni sulla base di esperienze passate. Se dovessimo scegliere tra due medici, sicuramente non sceglieremmo mai quello che ha meno esperienza. Eppure a volte è proprio l’esperienza a creare problemi.
Allora non c’è via d’uscita? Se i dilettanti commettono errori e gli esperti ne commettono di differenti, che speranza abbiamo di evitarli? […] “Al più alto livello d’esperienza, quello dei Gran maestri, è molto più difficile far cadere i soggetti nella trappola dell’Einstellung. Non è impossibile, ma la soluzione meno ovvia deve essere molto difficile da trovare”.

E' come se esistessero due tipi di competenza: una che si basa sulla semplice esperienza, e una superiore, quella di persone perfettamente consapevoli dei limiti della competenza stessa. Com’è noto, il buddismo zen parla della “mente del principiante”, e sembra quasi un’esortazione a trovarsi in uno stato di inebetita ignoranza. Ma forse la mente del principiante rimanda proprio a quel tipo di competenza capace di guardare oltre i limiti dell’esperienza e di vedere quell’ignoranza che c’è dietro e che, se non ne siamo consapevoli, può trasformare ognuno di noi in una scimmia.
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martedì 11 novembre 2014

Ciò che conta è la forza della vostra concentrazione



"Ciò che conta è la forza della vostra concentrazione. Le tensioni del corpo e l'abilità tecnica devono essere convogliati attraverso l'attenzione e l'intuizione della mente. La mente si svuota, , senza un difetto. Questo è lo Zen, che è anche la vera via del Budo. Affrontare la vita o affrontare la morte, la coscienza deve rimanere calma."
Taisen Deshimaru, Lo Zen e le Arti Marziali, 1995 SE Piccola Biblioteca

«Non pratico zen. O mettiamola in un altro modo. Non pratico zen separatamente dall’aikido – o da
qualsiasi altra cosa. Questa quindi non è un'analisi accademica della pratica dello zazen.
Il mio primo insegnante di Aikido, Kinjo Asoh Sensei, parlava un inglese perfetto ed era sempre felice di rispondere a tutte le nostre domande su aikido e budo. Quando ho iniziato a praticare gli ho chiesto se ci fossero dei buoni libri. Volevo qualcosa per aiutarmi a ricordare i nomi difficili delle tecniche, ma a quei tempi non c'erano ancora libri di aikido in inglese. Dopo pochi giorni, al termine della pratica, mi diede un regalo. Era un libro sottile, Lo Zen e l'arte del tiro con l'arco di Eugen Herrigel. E mi disse: “Questo è molto semplice, ma ti dirà di più sull’aikido di qualsiasi libro sulle tecniche.” Mi è piaciuto molto. E' un'introduzione a ciò che lo zen è per chi pratica arti marziali, molto semplice, che fa riflettere: affascinante per un principiante.

Lo zen ha una lunga storia nelle arti marziali. I celebri signori della guerra Shingen Takeda (1521-1573) e Kenshin Uesugi (1530-1578) praticavano zen. Munenori Yagyu (1571-1646), il fondatore del ramo Edo Shinkage Yagyu-ryu kenjutsu, è stato influenzato dallo zen e soprattutto dagli insegnamenti del monaco buddista Takuan Soho (1573-1645). Miyamoto Musashi (1584-1645) che scrisse Il libro dei cinque anelli, praticava zen. Uno dei più famosi budoka,

Tesshu Yamaoka (1836-1888), praticava zen. E' stato l'ultimo dei grandi uomini di spada giapponesi. E’ famoso per la sua scuola, Muto Ryu - la scuola di spada nō - e per la sua spledida e dinamica calligrafia giapponese. Scrisse la poesia per la propria morte, si sedette in zazen e morì nella posizione del loto.

Questi uomini erano guerrieri che utilizzavano lo zen come metodo pratico e reale per aumentare la propria comprensione e abilità. Lo zen ha dato loro l’equilibrio. In battaglia e di fronte alla morte.
Se sottovaluti l'avversario - muori.
Se ti lasci catturare dal pensiero della lama del tuo avversario -  muori.
Se pensi alla tecnica della tua spada - muori.
Se provi a vivere - muori. 
Un guerriero senza attaccamento alla vita non aveva paura della morte.

[...] Lo zen non è complicato. Non è sofisticato. E' normale. DT Suzuki dice in Zen e Cultura giapponese: “Quando hai fame mangia, quando hai sete bevi, quando incontri un amico salutalo.” Questo è tutto. Questo è tutto ciò che è.

[…] Che cos'è lo zen? È allenamento fisico - qualcosa che deve essere compreso innanzitutto con il corpo, non con la ragione. OK, possiamo farlo nel nostro allenamento nel budo.
Lo zen ha un sacco di ripetizioni. Beh, questo suona come l’allenamento nel budo.
E' concentrazione e vivere il momento come l'unico momento. Dunque possiamo cercare di farlo anche nel nostro allenamento nel budo. E' cercare di mantenere uno spirito puro e semplice. Cerchiamo di fare anche questo nel nostro budo. In zen si usa la parola mu - vuoto. Muga - vuoto di sé o dell’ego. E ci sono altri concetti che scaturiscono da mu. Per esempio mushin - la mente non-mente, mushotoku - senza alcun desiderio di profitto, fama o grado. E mugamae - nessuna presa di posizione o guardia.

Come ho detto, non faccio zen: eppure poiché faccio aikido, faccio zen.

Una semplice comprensione dei concetti zen può aiutare qualsiasi praticante di arti marziali ad attaccare con più sincerità, a muoversi più liberamente, a proiettare con più decisione. Spero che questi concetti zen scaturiscano dal mio allenamento nel budo al resto della mia vita, aiutandomi  a trovare la tranquillità, la verità e la chiarezza. Possiamo trovare tutte queste cose semplicemente facendo aikido con sincerità. Ma è sempre bene fare uno sforzo cosciente per ricordarle. Aspetta però! Se si tratta di uno sforzo cosciente non può essere zen! Bene - questo è il paradosso!

Lo zen e l'arte della manutenzione della motocicletta è nel Guinness dei primati. E' il best-seller che è stato respinto più volte nella storia: da ben 121 editori. Questo suggerisce che Robert Pirsig avesse una lucida convinzione, incrollabile, che il suo lavoro valesse la pena. O forse era solo molto, molto testardo. Questo è un grande consiglio per un praticante di arti marziali: credi in te stesso. E non mollare mai.
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Niall Matthews, Zen in the Art of Aikido, www.aikiweb.com 
(trad. dall'inglese VB-Shobu Aiki)