giovedì 8 maggio 2014

La pratica della calligrafia: tendini, carne, ossa, energia, spirito e sangue

Cang Jie
La pratica della calligrafia rientra a pieno titolo nelle tecniche per raggiungere l’immortalità; queste, sono state messe a punto particolarmente nel Taoismo, al fine di ottenere salute e longevità.
Infatti le basi che sottendono alla medicina tradizionale cinese sono valide anche nell’arte della scrittura; nei trattati medici si sottolinea che praticare la calligrafia rimette in ordine le correnti di energia del corpo umano, e l’energia positiva che anima la calligrafia non vivifica solo chi la pratica, ma si riversa anche su chi la colleziona; questa è una delle ragioni che hanno dato vita alle grandi collezioni di calligrafia presenti nei tesori imperiali cinesi e giapponesi.
L’invenzione dei caratteri è attribuita a Cang Jie, indovino del mitico imperatore Huangdi, considerato uno dei principali artefici della civiltà cinese; Cang Jie aveva due paia di occhi atti a scrutare i fenomeni del cielo e della terra, osservando i moti degli astri e le impronte degli animali elaborò i segni più semplici della scrittura (Wen).
Così le origini della scrittura sono viste nella natura stessa.
La visione organicistica del mondo presente in Cina ha portato ad attribuire alla scrittura le qualità degli esseri viventi: i caratteri sono considerati composti da tendini, carne, ossa, energia, spirito e sangue.
I tendini uniscono tratti e caratteri con un  unico slancio; quando i tratti sono corposi senza essere grassi si ha la carne; le ossa quando i tratti sono forti senza essere rigidi. L’energia li deve animare e lo spirito del calligrafo vi deve infondere la propria personalità determinandone lo stile. Infine l’inchiostro bello e consistente come il sangue, né diluito come acqua né denso come fango.

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